Statisticando...
(prefazione a un libro sulla statistica mai scritto)
Prima raccogliete i fatti, poi potete distorcerli a piacimento.
Mark Twain
La statistica è una disciplina antipatica.
Per secoli è stata usata dal potere, pubblico e privato, per
i suoi scopi. Un re voleva andare in guerra? I suoi "matematici" contavano le persone abili, le
loro disponibilità, le loro attrezzature. Mancavano fondi per costruire palazzi, regge, castelli? Si contavano i redditi e si aumentavano le tasse quel tanto
che bastava, se si era avveduti, per rimpinguare le casse dello stato o del
regno in modo da far fronte ai desideri o agli impegni presi senza spremere a
livelli insostenibili i contribuenti. Bisognava riuscire a produrre di più e con migliore qualità
per aumentare i profitti? Ecco gli statistici all'opera per contare, misurare,
evidenziare aree deboli, suggerire soluzioni.
Eppure attraverso i suoi metodi importanti parti della
medicina, della tecnologia, dell'economia hanno potuto registrare quei
progressi che ci hanno permesso di varcare i confini del nostro pianeta o di
sconfiggere malattie un tempo mortali o di alleviare le fatiche dei lavori
domestici. Formalmente la statistica è quella disciplina che si occupa
della raccolta, della presentazione, dell'analisi e dell'interpretazione dei
dati e dei metodi e delle procedure che vengono utilizzati a questo scopo.
L'obiettivo dello statistico è quello di derivare conclusioni sensate e
calcolare il grado di attendibilità di queste conclusioni raccogliendo dei dati parziali su un qualunque fenomeno scientifico, economico o sociale.
Certo, l'ideale sarebbe sempre poter misurare tutti gli
aspetti di un fenomeno, ma ciò è nella stragrande maggioranza dei casi
impossibile dal punto di vista pratico, o, se possibile, estremamente costoso.
Se volessimo, ad esempio, capire qual è l'effetto di un farmaco su una malattia
potremmo, teoricamente, somministrarlo a tutti gli abitanti della terra
ammalati di quella malattia e vedere che effetto fa. Oltre che costosissima in
termini economici, una tale procedura sarebbe anche talmente lunga in termini
di tempo dal risultare alla fine totalmente inutile. Se invece avessimo a
disposizione un metodo "scientificamente valido" che ci consentisse
di provare il farmaco su un numero ristretto (un campione) di malati (la
popolazione di riferimento), di valutare le conclusioni e l'attendibilità di
tali conclusioni, avremmo un metodo formidabile per verificare l'efficacia di
tanti possibili farmaci in modo da scegliere quello più efficace e meno dannoso
per curare una certa malattia.
Di questo si occupa la statistica, di estrarre la maggior
parte possibile di informazioni utili dal minor numero possibile di dati. Sull'uso e l'abuso di queste tecniche si è detto e scritto
moltissimo. Siamo esposti in continuazione a grafici, tabelle, numeri.
Pare che non ci sia più nessuno in grado di fare un discorso o scrivere un
articolo senza corredarlo di "statistiche" che supportino, almeno
nelle sue intenzioni, le proprie argomentazioni. E al vedere spesso gli stessi
dati presentati in modi così diversi da riuscire a fare da prova per posizioni
e idee diametralmente opposte. Come è possibile?
Stiamo parlando di una disciplina scientifica o di una
collezione di pratiche magiche? Se due famose società di indagini di mercato danno per la
stessa elezione exit poll con risultati discordanti, qualcuno sbaglia o
esiste davvero la possibilità di interpretazioni diverse per lo stesso
avvenimento? In che modo è possibile misurare gli effetti di un farmaco
su un piccolo numero di ammalati e dedurre da ciò che avrà gli stessi effetti
su tutti gli ammalati o su una percentuale considerevole di essi?
Queste sono alcune delle domande cui cercheremo di
rispondere in questo libro.
Theodore Porter, all'inizio del suo libro "The rise of
statistical thinking 1820-1900" dice:
"Nel ventesimo secolo la
statistica si è affermata come lo strumento matematico per analizzare i dati
sperimentali e osservativi. Considerata dalla politica pubblica come l'unica
base affidabile per formulare giudizi su argomenti come l'efficacia di
procedure mediche o la sicurezza di prodotti chimici e adottata dall'industria
per usi quali il controllo di qualità, è con tutta evidenza uno dei prodotti
della scienza la cui influenza sulla vita pubblica e privata è stata una delle
più profonde. L'analisi statistica è anche diventata per molte discipline
scientifiche un metodo indispensabile per trarre conclusioni affidabili dai
risultati sperimentali. Per campi come la genetica quantitativa, la meccanica
statistica e il l'indagine psicologica sui test d'intelligenza, la statistica
matematica è inseparabile dalla teoria. Pochi rami della matematica,
dall'invenzione dell'analisi, hanno trovato così numerosi campi di
applicazione."
Il nostro obiettivo è quello di avvicinare il lettore ad un
corretto atteggiamento verso i dati, i grafici, le tabelle che gli si
rovesciano addosso in quantità e con frequenze allucinanti. Corretto atteggiamento vuol dire saper leggere le
statistiche, conoscere i limiti e i pregi di queste tecniche, provare ad
utilizzare i dati che vengono presentati per trarre conclusioni in maniera
autonoma e critica, o, se ciò non è possibile, almeno sapere fin dove è
ragionevole spingersi nell'interpretazione e dove invece ci si deve fermare per
evitare palesi incongruenze. Corretto atteggiamento vuol anche dire saper formulare un
problema in termini corretti e avere un'idea precisa di quali sono i passi da
compiere per raccogliere i dati in modo da ottenere il massimo dell'efficacia e
della concretezza nell'analisi del fenomeno che ci interessa e nel tentare
delle previsioni.In altri termini per ottenere le migliori informazioni
possibili per prendere le nostre decisioni: che si tratti di studiare un certo
mercato per lanciare un prodotto, di decidere in che modo investire qualche
risparmio, o, più semplicemente, di trovare il miglior modo per l'acquisto del
nostro nuovo frigorifero.
Non abbiamo nessuna pretesa di completezza, questo non è un
testo accademico né ci rivolgiamo agli specialisti della materia. Ci limiteremo a descrivere quei concetti e quei metodi di
base che possono permettere di raggiungere i nostri scopi; senza dilungarci in
complesse dimostrazioni matematiche, ma fornendo delle ricette semplici (o,
meglio, le più semplici possibili) utilizzabili in maniera rapida.
Per la trattazione degli argomenti abbiamo scelto un cammino
poco convenzionale. Tradizionalmente qualunque testo di argomento
matematico/scientifico comincia col porre le basi teoriche della disciplina, le
definizioni iniziali e poi sviluppa i metodi e i procedimenti necessari per
ottenere i risultati previsti. In questo libro abbiamo deciso di rovesciare il discorso.
Partiremo dalle conclusioni, dai risultati di un'analisi statistica: i grafici
e le tabelle che tutti vediamo quotidianamente su giornali riviste,
televisioni, e commentando questi risultati introdurremo le ricette necessarie
e discuteremo dei metodi usati per ottenere questi risultati.
Nella speranza di rendere la statistica un po' più
simpatica.
Luglio 1999
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