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Italia e Turismo

Ogni tanto vale la pena sedersi con calma e fare quattro conti. I conti della serva si chiamano da noi, gli americani usano un più elegante back-of-the-envelope.

Lo spunto mi viene da affermazioni che sento “in giro”, a volte troppo entusiaste o da microscopiche variazioni dei numeri spacciate come enormi conquiste o clamorose crescite, e così via. Chi come me è un bieco macinatore di numeri li conosce bene e cerca di valutarli per ciò che sono. Una volta convinto della validità dei suoi conti, allora (e solo allora) si azzarda a qualche considerazione.

Allora, prendiamo i dati pubblicati dall’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO). Si, lo so, gli addetti ai lavori hanno parecchie remore riguardo la loro affidabilità, ma sanno anche che questi sono i “numeri ufficiali”, che derivano dalle misure degli uffici statistici nazionali. E quindi evitiamo l’atteggiamento di usarli quando va bene e di criticarli quando va male. Ce li facciamo andare bene comunque. Altra considerazione, sempre i soliti addetti sanno che fenomeni come il turismo si valutano su tempi lunghi e che se si vuol capire qualcosa dalla storia passata bisogna che la storia sia di sufficientemente ampio respiro, altrimenti si rischia di prender fischi per fiaschi e gridare al disastro o al successo clamoroso quando magari le variazioni sono di dimensioni assolutamente insignificanti.

Il periodo che considero qui è quello che va dal 1970 al 2009. I dati sono gli arrivi di turisti per anno, misura standard del successo e della popolarità di una destinazione e fattore principale per la generazione di risultati economici (anche se la relazione non è affatto scontata e da molti vivacemente discussa) nelle varie regioni del Mondo (i dati per l’Italia sono ISTAT). In questo lasso di tempo gli arrivi sono variati come mostrato nella tabella:

Italia

177%

Europa

307%

Americhe

230%

Asia/Pacifico

2 811%

Africa

1 904%

Medio Oriente

2 663%

Mondo

431%

Nello stesso periodo le nostre quote di mercato, calcolata come percentuale degli arrivi in Italia rispetto all’Europa e all’intero Mondo, sono:

Europa

29.3%

20.0%

-32%

Mondo

20.0%

10.4%

-48%

L’andamento si vede bene disegnando un grafico con queste percentuali:

Le due linee di tendenza sono praticamente parallele e si accordano molto bene coi dati.

Come dire: dal 1970 a oggi abbiamo costantemente perso quote di mercato e i turisti hanno sempre più preferito altre mete rispetto all’Italia.

Per quanto inguaribilmente ottimista, francamente, non credo che questa sia una situazione particolarmente allegra.

A queste considerazioni ne aggiungerei anche altre che riguardano il mercato online; Internet, si sa, ha un ruolo fondamentale nel turismo, soprattutto propulsivo.  Anche qui non mi pare ci sia da essere troppo entusiasti. La figura qui sotto dà l’andamento del mercato online come percentuale del mercato totale del turismo in Italia e in altre aree del Mondo (i dati vengono da varie fonti: UNWTO, Centre for Regional and Tourism Reseach, Denmark, Osservatorio NetComm ecc.).

Non solo il contributo è basso (circa il 14% oggi), ma l’andamento sembra stagnante mentre nelle altre regioni, se pur non in maniera clamorosa, continua a crescere e comunque parte da valori decisamente più interessanti. Non stupisce quindi trovare che, per esempio, per gli acquisti online i consumatori italiani si rivolgano più all’estero che non a operatori italiani.

Mi fermo qui, la discussione sarebbe molto lunga, mi limito a osservare che serie azioni di pianificazione strategica dovrebbero, come tutta la letteratura seria, scientifica e non, afferma,  partire da un’approfondita riflessione sulla situazione e non da interpretazioni bizzarre dei dati.

Giugno 2010


R. Baggio - Last update: October 2010

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