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Brunetto Latini (1220-1293)
Il Tesoretto
Poi volse Idio morire
per voi gente guerire
e per vostro soccorso;
allor tutto mio corso
mutò per tutto 'l mondo
dal cielo infi'l profondo,
ché 'l sole iscurao,
la terra termentao:
tutto questo avenia
ché 'l mio Segnor patia.
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Iacopo da Varazze (1228-1298)
Legenda Aurea (volgarizzazione di Nicola Manerbi, 1475)
S.Dionisio
Nel giorno dunque della passione del Signore, essendo facte le tenebre
sopra l'universa terra, i filosofi, i quali erano <a> Atene,
non potero in le cause naturale ritrovare la causa di questo. Non
fu el naturale eclipse del sole, sì imperoché alora
la luna era di contra a l'altra parte del sole, ma l'eclipse si sòle
fare solamente nella coniunctione del sole e della luna, e alora la
luna era quintadecima e a tal modo era in la perfecta distantia dal
sole; sì peroché l'eclipse non remove el lume da tutte
le parte della terra; sì etiam che non può durare l'eclipse
per tre ore sopra la terra.
E che tale eclipse abi remosso al lume a tutte le parte della terra,
si dimostra in quello, che Luca evangelista dice questo: "E in
quello ch'el pativa el Signore de l'universo, e imperò ch'el
fu l'eclipsi apresso Eliopoli de Egypto, e imperò ch'el fu
in Roma e in Grecia overo ne l'Asia minore". Ch'el sia stato
a Roma testificalo Orosio, dicendo: "Quando fu affixo el Signore
alla croce, facto fu per tutta la cità di Roma uno maximo terremoto,
spezati ne<i> monti i saxi, e cadero più de l'usato,
concussione di molte porte di maxime cità. In quel medesimo
giorno, dalla sexta ora del giorno, in tutte le parti obscurato el
sole; l'obscura nocte subito fu data sopra la terra, in tanto che
si dice essere state vedute alora nelle diurne ore, overo in quella
orrenda obscurità, in cielo le stelle". Questo dice Orosio.
Fu etiam apresso l'Egypto, e de questo fa mentione Dionysio in la
epistola mandata a Apolofano, dicendo: "Offuscate tutte le parti
del mundo di tenebre, annullandosi la caligine, adcioché ritorni
el purgato diametro del sole, pigliamo la regula del filosofare; e
ritrovai quello che era notissimo, non dovere el sole patire molestie,
ed io come uomo non sapendo questo mysterio di tanta cosa, dico a
te, o perito indivinatore delle cose sacre".
Al quale risponde Apolofano: "Perché a me, o spechio di
doctrina, ascrivi tali secreti, a' quali con la divina bocca e non
con el parlare de l'umano sentimento li attribuisci <a> Apolofano?
Dicoti, o buono Dionysio, dicote che tali movimenti sono per la mutatione
delle divine cose.
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Guittone d'Arezzo (1230-1294)
Rime
Ora il cielo è oscurato; ma la ventura gira.
La planeta mi pare oscurata
de lo chiar sole, che riluce a pena;
similemente nel cielo è cangiata,
turbata l'aere, che stava serena.
Luna e stella mi par tenebrata,
salvandone una, che già non s'allena
e per vertute nel cielo è formata;
per lei lo sole si commove e mena.
Or ben mi par che 'l mondo sia stravolto:
forse ch'avrà a tornare in sua drittura
la ditta stella, che mi dà conforto.
Omo non de' sperar troppo in altura,
e per bassezza non si tegna morto,
ché troppo gira spesso la ventura.
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Dante Alighieri (1265-1321)
Vita nuova, Cap.23
Così cominciando ad errare la mia fantasia, venni a quello
ch'io non sapea ove io mi fosse;
e vedere mi parea donne andare scapigliate piangendo per via, maravigliosamente
triste;
e pareami vedere lo sole oscurare, sì che le stelle si mostravano
di colore ch'elle mi faceano
giudicare che piangessero; e pareami che li uccelli volando per l'aria
cadessero morti,
e che fossero grandissimi tremuoti.
Dante Alighieri (1265-1321)
Paradiso, XXIX
Un dice che la luna si ritorse
ne la passion di Cristo e s'interpuose,
per che 'l lume del sol giù non si porse;
e mente, ché la luce si nascose
da sé: però a li Spani e a l'Indi
come a' Giudei tale eclissi rispuose.
Dante Alighieri (1265-1321)
Convivio, Tratt. 2,3
Tolomeo poi, acorgendosi che l'ottava spera si movea per più
movimenti, veggendo lo cerchio suo partire dallo diritto cerchio,
che volge tutto da oriente in occidente, constretto dalli principii
di filosofia, che di necessitade vuole uno primo mobile semplicissimo,
puose un altro cielo essere fuori dello Stellato, lo quale facesse
questa revoluzione da oriente in occidente: la quale dico che si compie
quasi in ventiquattro ore, [cioè in ventitré ore] e
quattordici parti delle quindici d'un'altra, grossamente asegnando.
Sì che secondo lui, secondo quello che si tiene in astrologia
ed in filosofia poi che quelli movimenti furono veduti, sono nove
li cieli mobili; lo sito delli quali è manifesto e diterminato,
secondo che per un'arte che si chiama perspettiva, e [per] arismetrica
e geometria sensibilemente e ragionevolemente è veduto, e per
altre esperienze sensibili: sì come nello eclipsi del sole
appare sensibilemente la luna essere sotto lo sole, e sì come
per testimonianza d'Aristotile [sapemo], che vide colli occhi (secondo
che dice nel secondo Di Cielo e Mondo) la luna, essendo nuova, entrare
sotto a Marte dalla parte non lucente, e Marte stare celato tanto
che raparve dall'altra parte lucente della luna, ch'era verso occidente.
Ed è l'ordine del sito questo: che lo primo che numerano è
quello dove è la Luna; lo secondo è quello dove è
Mercurio; lo terzo è quello dove è Venere; lo quarto
è quello dove è lo Sole; lo quinto è quello di
Marte; lo sesto è quello di Giove; lo settimo è quello
di Saturno; l'ottavo è quello delle Stelle; lo nono è
quello che non è sensibile se non per questo movimento che
è detto di sopra, lo quale chiamano molti Cristallino, cioè
diafano o vero tutto trasparente.
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Giovanni Villani (1280-1348)
Nuova cronica, Lib.12, cap.20
Del tesoro che'ssi trovò la Chiesa dopo la morte di papa
Giovanni, e di sua vita e costumi.
Dissesi che l'eclissi del sole, che fue del mese di maggio l'anno
dinanzi, significò la sua morte dovere esere quando il sole
verrebbe a l'opposizione del suo mezzo corso; e così parve
che fosse. De la morte del detto papa se ne fece in Firenze l'osequio
a dì XVI di dicembre ne la chiesa di Santo Giovanni con grande
e ricca luminaria, e grande solennità e celebrazione d'oficio
per lo chericato e per tutti i cittadini.
Giovanni Villani (1280-1348)
Nuova cronica, Lib.12, cap.2
D'una grande questione fatta in Firenze, se 'l detto diluvio venne
per iudicio di Dio o per corso naturale.
In Firenze ebbe del detto diluvio grande ammirazione e tremore per
tutte genti, dubitando non fosse iudicio di Dio per le nostre peccata,
che poi che bassò il diluvio più dì apresso non
finava di piovere con continui tuoni e baleni molto spaventevoli;
per la qual cosa le più delle genti di Firenze ricorsono a
la penitenzia e comunicazione, e fu bene fatto per apaciare l'ira
di Dio. E di ciò fu fatta quistione a' savi religiosi e maestri
in teologia, e simile a' filosofi in natura e a strolaghi, se 'l detto
diluvio fosse venuto per corso di natura o per iudicio di Dio. Per
li astrolaghi naturali fu risposto, ponendo inanzi la volontà
di Dio, che gran parte della cagione fu per lo corso celesto e forti
coniunzioni di pianete, assegnandone più ragioni, le quali
in parte racconteremo in brieve e al grosso, per meglio fare intendere,
in questo modo, cioè che a dì XIIII del maggio passato
fu ecrissi, o vuoli oscurazione di grande parte del sole nel segno
della fine del Tauro casa di Venus con caput Draconis; per la quale
scurazione infino allora per savi religiosi e per mostramento d'astrolaghi
fu sermonato in pergamo in Firenze, il quale noi udimo, che ciò
significava grande secco nella presente state vegnente, e poi ne l'opposizione
di quello eclissi grande soperchio d'acque, e tremuoti e grandi pericoli
e mortalitade di genti e di bestie; amonendo le genti a penitenzia.
E poi apresso a l'entrante di luglio fu congiunzione a grado di Saturno
con Marte alla fine del segno de la Vergine, casa di Mercurio; il
quale significa soperchio d'acque e sommersione per li due detti pianeti
infortuni. Ma quello che dissono che gravò più, seguendo
l'una congiunzione l'altra, sì fu che il dì del diluvio
il sole si trovòe ne l'opposizione del suo eclissi a gradi
XVIIII de lo Scorpione in congiunzione con cauda Draconis e con la
stella che'ssi chiama Cuore de lo Scorpione, che sempre sono infortune
e fanno grandi pericoli in mare e in terra; e Venus pianeta acquosa
si trovò ne la fine del detto Scorpione, e per agiunta il sole
in tale congiunzione si trovò assediato intra'lle due infortunate,
cioè Saturno e Mars, congiunte insieme per sestile aspetto;
Saturno nella Libra in sua esaltazione congiunta co'llui la luna,
la qual è portatrice del tempo futuro; e a'llui venne con segni
e ascendenti aquatichi stata nella sua congiunzione dinanzi, cioè
ne la Libra medesima con Saturno e con Venus e Mercurio pianeti aquatichi;
e l'ascendente de la sua congiunzione fu Tauro sua esaltazione e casa
di Venus ov'era stato l'eclissi del sole, e nella sua opposizione
di quello lunare dinanzi al diluvio fu il suo ascendente il Cancro
sua casa, che significa abondanza d'acqua; e i detti pianeti aquatichi,
Venus e Mercurio, erano in Iscorpione, segno aquatico e casa di Marte,
e con cauda Dragone.
E nel cominciamento e grande parte di quello lunare dinanzi al diluvio
furo grandi piogge in Firenze e in molte parti, e questo fu segno
del futuro diluvio. E da l'altra parte la pianeta di Mars a la venuta
del diluvio si trovò nel segno del Sagittario in sua propietà
caldo e secco, e che volontieri saetta, inviluppato nel detto segno
co'Mercurio pianeto convertivole e reo co' rei, freddo e umido e aquatico,
e contra la complessione di Mars e del detto segno, il quale Mars
combattendosi co' raggi di Saturno, mandaro in terra le loro influenze,
cioè soperchi di tuoni e di piove, e baleni con folgori, e
sommersioni e tremuoti. E per agiunta al fatto, la pianeta di Iove,
la qual è fortunata, dolce e buona, in quell'ora si trovòe
nel segno de l'Aquario casa di Saturno, e con Saturno congiunta in
trino aspetto, e con Mars in sestile aspetto, sì che la sua
vertù fu vinta da li detti due infortuni, e con neente di podere;
ma convenne ch'agiugnesse alla infortuna de' rei per lo segno d'Aquario
ov'era. E nota, lettore, e raccogli, se neente intenderai de la detta
scienza, tu troverai al punto e giorno che venne il diluvio congiunte
quasi tutte e sette le pianete del cielo insieme corporalmente, o
per diversi aspetti e in case e termini di segni, da commuovere l'aria
e' cieli e gli elementi a darne le sopradette influenze.
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Giovanni Boccaccio (1313-1375)
Rime, 1,79
E, ben che spesso semplice paura
solare eclisse o squarciar nuvolette
faccia, chi 'l sente poco se ne cura.
Quel che morì per trarne di servaggio
mercé n'avrà per lo cammin selvaggio.
Giovanni Boccaccio (1313-1375)
Filocolo, Libro 5,8
Egli un giorno giorno riposandosi col nostro pecuglio, con una sampogna
sonando, cominciò a dire i nuovi mutamenti e gl'inoppinabili
corsi della inargentata luna, e qual fosse la cagione del perdere
e dell'acquistare chiarezza, e perché tal volta nel suo epiciclo
tarda e tal veloce si dimostrasse; e con che ragione il centro del
cerchio il suo corpo portante, allora due volte circuisce il differente,
il suo centro movente intorno al piccolo cerchio, che l'equante una;
e da che natura potenziata la virtù dell'uno pianeto all'altro
portasse, e similmente i suoi dieci vizi, seguendo di Mercurio e di
Venere con debito ordine i movimenti.
E appresso con dolce nota la dorata casa del sole disegnò tutta,
non tacendo de' suoi eclissi e di quelli della luna le cagioni, mostrando
come da lui ogni altra stella piglia luce, e così essere necessario,
a volere i luoghi di quelle sapere, prima il suo conoscere, mostrando
del rosseggiante Marte, del temperato Giove e del pigro Saturno una
essere la regola a cercare i luoghi loro. |
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