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I web di carattere più "scientifico", le riviste specializzate, i vari bollettini per gli addetti ai lavori hanno già da parecchi mesi annunciato numerose spedizioni scientifiche, programmi di osservazione e richieste di collaborazione internazionale per lo studio della prossima eclissi di Sole. In quest'epoca di satelliti, di sofisticati
strumenti e di complessi sistemi di simulazione, perché tanta gente
si appresta a fare viaggi lunghi e magari scomodi per osservare pochi
minuti di totalità? |
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Il Sole è oggetto di studio da migliaia di anni. Gli astronomi cinesi e i filosofi dell'antichità classica conoscevano l'esistenza delle macchie solari. Ai primi del 1600 Galileo, con uno strumento
messo a punto da poco, il telescopio, ne fece disegni dettagliati. Le
sue osservazioni di quanto succedeva all'approssimarsi delle macchie al
bordo del Sole furono la prima evidenza convincente che questi fenomeni
appartenevano alla superficie dell'astro e non erano dovuti a qualche
tipo di evento atmosferico terrestre o a "ombre" proiettate da altri corpi
celesti. |
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L'invenzione della spettroscopia, ai primi del XIX secolo, rese possibile la messa a punto di modelli di funzionamento delle reazioni nucleari all'interno delle stelle e la scoperta di nuovi elementi chimici come l'elio, individuato nella seconda metà del secolo nell'atmosfera solare e isolato sulla Terra solo molto più tardi.
Eppure le nostre conoscenze attuali della nostra Stella sono molto strane. Conosciamo dettagli come il suo campo magnetico o la composizione chimica e il comportamento delle particelle della sua atmosfera, ma possiamo solo fare ipotesi abbastanza vaghe su alcuni fatti fondamentali come il ciclo di 11 anni delle macchie solari o la grande differenza di temperatura fra la sua atmosfera la sua superficie. Questi misteri insoluti costituiscono una sfida potente per i moderni studiosi del Sole i quali sperano di riuscire, attraverso lo studio della stella più vicina a noi, a migliorare la comprensione dei processi fisici che la governano e che formano la base di molte delle nostre conoscenze sull'intero universo.
Le parti del Sole responsabili della radiazione che colpisce la Terra sono quelle esterne:
Fino alla metà dell'800 si era attribuita
scarsa importanza a due fenomeni visibili durante le eclissi totali di
Sole: la corona e le protuberanze. Anche se note dall'antichità
- Plutarco, nel primo secolo d.C. ne parla come di un "certo splendore"
che si vede intorno al Sole durante un'eclissi - molti
ritenevano che esse non appartenessero fisicamente al Sole ma derivassero
da fenomeni atmosferici. |
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Si deve ad un astronomo italiano, Padre Angelo Secchi la conferma della
loro esistenza come fenomeno solare. In occasione dell'eclissi del 1851,
applicando tra i primi la neonata tecnica fotografica, riuscì ad
evidenziare corona e protuberanze. Fino a epoche molto recenti, circa una settantina d'anni fa, l'unica possibilità di osservare le parti esterne del Sole era data dalle eclissi totali.
Ma queste, oltre che essere poco frequenti,
consentono solo pochi minuti di osservazione. In tutta la prima metà
del secolo, le eclissi hanno forse permesso di osservare la corona per
meno di un'ora in totale.
Il maggior centro europeo di ricerca solare
si trova alle isole Canarie ed è gestito dal JOSO (Joint Organization
for Solar Observations). Uno dei principali strumenti installati è
THEMIS (Télescope Héliographique pour l'Etude du Magnetisme
et des Instabilités de l'atmosphère Solaire), un telescopio
francese per il quale l'Italia ha contribuito con la costruzione di uno
strumento per la fotografia monocromatica del Sole ad alta risoluzione
spaziale (0".2) e spettrale (nella banda 4600-6800 Å). |
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Ma l'osservazione durante l'eclissi resta uno dei momenti fondamentali per lo studio del Sole e per riuscire ad aumentare la durata della fase di totalità non si può far altro che cercare di inseguire l'ombra della Luna sulla Terra che si muove a circa 3000 km/h. Osservatori montati su jet possono seguire in questo modo gran parte dell'eclissi e inoltre, volando a grande altezza, possono raccogliere informazioni sulla radiazione infrarossa altrimenti quasi totalmente filtrata dall'atmosfera terrestre.
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Rodolfo Baggio
- 1999