Cose già viste
Il gran discutere di social media, Web 2.0 e simili, e la
lettura recente di un bel libro, mi spingono a proporre qualche riferimento storico.
Nel 1843 Samuel Morse, dopo anni di inutili tentativi,
riceveva dal congresso americano un finanziamento di 30 000 dollari per la
stesura di una linea telegrafica fra Washington e Baltimora. Iniziava l’era di
quella che Tom Standage col suo libro chiama The Victorian Internet. Il
regno della regina Vittoria era quasi alla fine e questa nuova e rivoluzionaria
tecnologia di comunicazione sconvolgeva la vita, i commerci e l’informazione.
In pochi decenni la madre di tutte le reti si sviluppa in maniera
incredibile. Nel 1895 esistevano circa 1.3 milioni di linee (e diversi cavi
sottomarini oceanici) che collegavano praticamente tutti i paesi del mondo e il
traffico superava le decine di milioni di messaggi all’anno.

La rete telegrafica della
Eastern Telegraph Co. nel 1901
Il libro di Standage offre molti spunti ed esempi. Riporto
quelli che mi sembrano più interessanti e curiosi (presi anche da altre fonti),
volutamente senza commenti o riflessioni che lascio a chi legge.
Importante: stiamo parlando del periodo che va dal 1844 al
1901.
Il telegrafo fu considerato da molti come mezzo che,
migliorando le comunicazioni fra i popoli avrebbe favorito la pace mondiale.
In ogni caso la diffusione rapida di notizie avrebbe
cambiato radicalmente i rapporti sociali e politici. Le velocità di
trasmissione permetteva di superare molte delle barriere di spazio e di tempo
esistenti fino ad allora. Un bravo operatore era capace di trasmettere e
ricevere 20-25 parole al minuto (il record mondiale, stabilito nel 1939 è di
75.2 parole al minuto). Commerci, affari e rapporti internazionali ebbero
un’enorme accelerazione e semplificazione. Per la riconosciuta importanza,
molti governi tentarono di controllare e regolamentare l’uso del telegrafo.
Grandi guadagni erano possibili (e furono fatti) con la commercializzazione delle
rete, ma servivano grossi investimenti per le infrastrutture. Ciò favorì, dove
la gestione fu lasciata ai privati, la nascita di grosse aziende monopoliste.
Compagnie telegrafiche diverse o di paesi diversi formarono nodi di
interscambio che permettevano ai messaggi di transitare sulle loro reti fino a
giungere a destinazione. Nel 1865 venti nazioni danno vita all’International
Telegraph Union (che poi diventerà l’ITU: International Telecommunication Union)
con l’obiettivo di definire standard comuni per la trasmissione e la ricezione
di messaggi telegrafici.
Per lucrare sulla lunghezza dei telegrammi (fin dall’inizio
tariffati a parole) furono messi a punto codici che servirono anche a cercare
di secretare informazioni delicate (soprattutto commerciali o militari) e a
rendere più sicure transazioni finanziare, quotazioni di borsa e trasferimenti
di denaro. Ovviamente, bravi crittografi riuscivano a decodificare i messaggi e
a usare i codici scoperti per battere sul tempo la concorrenza e mettere in
atto speculazioni finanziarie, o per organizzare truffe o per far circolare
false informazioni. Non solo nel commercio ma anche in campo politico e militare
(nota la falsa decodifica di un telegramma che alimentò il famoso scandalo
Dreyfus in Francia). D’altra parte, la velocità di inoltro di certe
informazioni favorì le operazioni di polizia e la cattura di malviventi, e l’anonimato
fornito dal telegrafo consentì di lanciare trappole per smascherare spie e
agenti segreti.
La nuova tecnologia mise fuori gioco in poco tempo
(questione di mesi) attività che sembravano avere un brillante futuro come i Pony
Express che volevano garantire il rapido inoltro di messaggi in tutti gli USA e
diedero un duro colpo alle aziende postali.
Le svariate migliaia di operatori (per inciso, la presenza
femminile era importante, circa il 30% degli operatori erano donne), nei
momenti di scarso traffico o dopo l’orario di lavoro, usavano il telegrafo per
discutere, scambiarsi idee, opinioni e pettegolezzi o dare indicazioni e
suggerimenti su prodotti da acquistare o luoghi da visitare dando vita a chat
room molto frequentate. Tra l’altro, gli operatori esperti si riconoscevano
“a orecchio” perché ognuno aveva un tocco caratteristico. Molte amicizie
nacquero e diversi storie d’amore si conclusero con matrimoni salutati da tutta
la Rete. Feste e riunioni furono organizzate per dar modo a telegrafisti che si
erano conosciuti solo virtualmente di incontrarsi dal vivo. Matrimoni furono
celebrati per telegrafo per ovviare a problemi di lontananza, di urgenza o per
unire coppie avversate dalle rispettive famiglie. Personaggi facoltosi,
banchieri, politici, industriali e commercianti si fecero installare telegrafi
privati a casa per poter seguire più da vicino le notizie di loro interesse. A
Londra nel 1889 esistevano più di 35000 nickname telegrafici. Molti di
essi venivano spesso sommersi da centinaia di messaggi indesiderati.
Non mancarono severe critiche. Le più comuni furono:
- le comunicazioni elettriche sono dannose per la salute e possono
provocare disturbi fisici e mentali;
- si crea una dipendenza psicologica, soprattutto fra i giovani, al
mezzo elettrico che distrugge i rapporti sociali;
- la comunicazione a distanza e la riduzione degli incontri faccia
a faccia degrada la convivenza civile;
- le comunicazioni anonime distruggono la fibra morale della
nazione e favoriscono crimini, gioco d’azzardo, pornografia (al telegrafo
nessuno può vedere chi sei …);
- lo stile abbreviato di scrittura e lo slang minano le capacità di
comunicazione scritta e rovinano la lingua (erano comuni molte abbreviazioni,
per esempio: 73 = saluti, 77 = ho un messaggio per te, GE = buona sera, CU =
arrivederci, CQ = c’è qualcuno in ascolto?, TNX = grazie).
Le reazioni di altri media furono, all’inizio almeno,
altrettanto dure. Molti direttori di giornale videro nel telegrafo
un’innovazione che avrebbe portato alla fine del giornalismo. Si lamentarono
dell’eccessiva rapidità di diffusione dell’informazione e delle troppe notizie
in circolazione. Ciò avrebbe portato i lettori ad abbandonare la carta stampata
per troppa confusione e per mancanza del tempo necessario a valutare e
ragionare su quanto ricevevano ogni giorno. O si lamentarono dei costi che
avrebbero dovuto sostenere per mantenere un’adeguata rete di corrispondenti. Ma
poi, reagendo, diedero anche vita a una delle prime forme di collaborazione online e crearono negli USA l’Associated Press che aveva il compito di
centralizzare la ricezione delle notizie in arrivo da tutto il mondo e di ridistribuirle
agli abbonati al servizio.
Come sempre accade, altre tecnologie soppiantarono il
telegrafo: telex, telefono e poi radio e televisione. Il telegrafo comunque
(nelle sue forme più automatizzate) ebbe vita lunga. La fine (almeno per gli
USA) avviene il 27 gennaio 2006. Quel giorno la Western Union (fondata nel
1851) ha definitivamente chiuso il servizio di telegrammi.
Giugno 2010
|