Trovarsi
in un qualunque luogo a sud dell'equatore e uscire una sera a riveder le
stelle dà ad un abitante del nord del mondo una sensazione molto
strana di disorientamento. L'aspetto del cielo è irriconoscibile.
Anche se doveva essere abbastanza
noto ai conquistatori arabi che verso la prima metà del XII secolo
avevano occupato le coste africane, il cielo australe viene descritto nel
mondo cristiano solo dai navigatori che nel XVI secolo avevano esplorato i
mari a sud dell'equatore.
Dopo le scoperte e le esplorazioni
geografiche di quel secolo, nella seconda metà del 1600 l'emergente
potenza navale inglese aveva stabilito rotte regolari per i traffici mercantili
con l'Oriente, soprattutto con l'India. E per la navigazione i marinai avevano
sempre più bisogno di dati affidabili riguardo le posizioni delle stelle
del "nuovo" emisfero.
Fino ad allora la storia dell'Astronomia
era stata la storia delle osservazioni del cielo boreale. I cataloghi e gli
atlanti celesti a disposizione di navigatori e scienziati da Tolomeo in poi
erano stati limitati dalla possibilità di studiare il cielo meridionale
da latitudini settentrionali: le stelle riportate arrivavano al massimo a
declinazioni dell'ordine di -50°.
L'unico tentativo era stato quello
di Jakob Bartsch; egli aveva raccolto le descrizioni di Vespucci, Corsali
ed altri navigatori del XVI secolo. Le posizioni da lui calcolate di 136 stelle
del cielo Sud furono pubblicate da Keplero come appendice al catalogo derivato
dalle osservazioni di Tycho Brahe, inserito alla fine delle Tabulae Rudolphinae del 1627. Il Planispherium di Bartsch conteneva però dati
poco accurati, soprattutto se confrontati con l'incredibile precisione di
Tycho, di utilità appena sufficiente per le necessità della
navigazione, ma assolutamente non adatti alla sete di conoscenza degli astronomi
dell'epoca.
Nel
1676, appena ventenne, Edmond Halley lasciava Oxford
diretto all'isola di Sant'Elena, nell'Atlantico meridionale, per condurre
un programma di osservazioni. Al suo rientro due anni dopo, Halley presentava
il suo catalogo delle stelle australi e viene accolto come "fellow" della
Royal Society.
Il Catalogus Stellarum Australium (pubblicato nel 1679) contiene le posizioni di 341 stelle, calcolate misurandone
le distanze da stelle note di riferimento (presumibilmente prese dai dati
di Tycho). Le costellazioni sono quelle introdotte da Bartsch, con l'eccezione
di Robur Carolinum (inventata da Halley per dedicarla al suo sponsor
il Re Carlo II), e molte di esse sono quelle che ancora oggi compaiono
nelle carte del cielo australe. Le stelle sono identificate, secondo la tradizione
che risale a Tolomeo, con un numero progressivo all'interno della costellazione
e una descrizione che ne indica caratteristiche e posizione.
Per ognuna di esse vengono dati
longitudine, latitudine (in gradi e primi) e magnitudine. La longitudine è
misurata a partire dall'inizio del "segno" zodiacale cui la stella appartiene.
La tabella riporta le stelle più
brillanti del catalogo insieme con l'identificazione attuale fatta sulla base
dello Yale Bright Star Catalog (YBSC, da cui sono riportati numero,
nome, magnitudine, longitudine e latitudine, ascensione retta e declinazione
per l'equinozio 2000.0)
L'intero catalogo con i
dati di identificazione è scaricabile in
formato .CSV.
Il catalogo è ripreso dalla
Memoria di Francis Baily, "The Catalogues of Ptolemy, Ulugh Beigh,
Tycho Brahe, Halley, and Hevelius." (Memoirs of the Royal Astronomical
Society of London, XIII, 1843). Questo lavoro, praticamente introvabile
in Italia, ci è stato procurato dal Dr. Peter Hingley, Librarian della
Royal Astronomical Society, Londra, che ringraziamo vivamente per la collaborazione.
Lo Yale Bright Star Catalog (9110
stelle più brillanti di magnitudine 6.5) è disponibile in rete
presso l'Astronomical Data Center - NASA, all'indirizzo: http://adc.gsfc.nasa.gov/adc-cgi/cat.pl?/catalogs/5/5050/ .
(vai
alla biografia di Halley)